Lo stato è lo strumento legale dei poteri per impossessarsi delle risorse e della ricchezza di un paese
La storia insegna. E l'economia anche. Ma forse è l'economia quella che meno è approfondita e che meno è oggetto di confronto.
L'economia esprime un concetto pragmatico molto semplice: la democrazia, le leggi, ti lasciano libero quando non hai nulla che ti possa essere tolto, ti lasciano libero nella speranza che tu possa riuscire a creare ricchezza; una volta creata i poteri, attraverso i tentacoli legali dello stato, impongono la loro tirannia per appropriarsi della ricchezza che hai generato. É un ciclo che si ripete nella storia da sempre.
L'Europa ha creato ricchezza nella libertà operativa, aziendale e personale. Negli anni 60-70-80 si è cresciuti con pochissime regole, pochissimo stato e spesa pubblica, con poche tasse e tanto nero. Un nero trasparente, che non si nascondeva e restava nell'economia reale; semplicemente, non passava attraverso l'intermediazione parassitaria dello stato.
E funzionava bene, tanto da creare ricchezza, sviluppo, un tessuto aziendale importante che ha portato al risultato di essere una potenza economica.
Una volta creata la ricchezza, i tentacoli statali hanno iniziato a muoversi e ad occupare la società, l'economia e la sfera personale. Si sono impossesati di tutto. E man mano hanno sottratto ricchezza e risorse al sistema.
L astoria si ripete. Oggi, noi siamo tirenneggiati e vessati in ogni modo e i paesi che crescono si trovano nella stessa condizione che ci garantiva crescita e sviluppo negli anni 60-70-80.
In questi paesi vi sono poche regole, poche tasse, poco stato, tanto nero (anche in Cina Russia e Turchia che si definiscono dittatutre, ma che hanno meno controlli di noi) e nero che circola tranquillamente nell'economia.
Il nostro declino, partendo da un livello molto elevato, è iniziato negli anni 90; esattamente quando il sopravvento dello stato e l'attacco sferrato alla società ha cambiato passo e le leggi hanno imposto vincoli, divieti e obblighi come mai prima si era verificato. Con una violazione dei diritti individuali inimmaginabile fino a pochi anni prima. Violazioni accettae supinamente dalla collettività in funzione del credo religioso: lo stato è al di sopra di tutti e può fare tutto.
Il declino , oggi, è più visibile e percepito da molti che ancora , però, hanno difficoltà ad identficarne la causa.
La mancanza di comprensione della causa-effetto porta le persone a richiedere ancora più aiuto allo stato nella speranza (illusoria) che il proprio tiranno le salvi senza rendersi conto che sono vittime ingiustificate perchè, in questo modo, legittimano le peggiori azioni del potere.
Ma, ahimè, non vi è nulla di nuovo in questo meccanismo. Etienne de la Boetie nel suo "discorrso sulla servitù volontaria" lo spiegava molto bene nel 500 a dimostrazone che nel corso dei secoli il meccanismo non è cambiato.
Il cambiamento potrà venire solo dalle persone, dal loro modo di pensare, dal loro atteggiamento, dalla loro volontà di riappropriarsi della libertà e della loro vita. Non arriverà mai dallo stato che manterrà il percorso del disastro fino alla fine: a meno chè non sia costretto a cambiare strada dal popolo.
La domanda che ognuno dovrebbe porsi è: ho cambiato il mio modo di pensare negli ultimi 10-15 anni sulla società, sullo stato, sull'economia, sulla libertà ?
Se la risposta è uguale a 10 anni fa o peggio si è convinti che lo stato debba intervenire ancora di più, allora non vi è speranza e sarete solo delle vittime lamentose ingiustificate.
Nicola Argeo mastropietro