Perchè il liberalismo è poco consociuto ed è mistificato

01.07.2024

PERCHE IL LIBERALISMO É POCO CONOSCIUTO IN ITALIA?

In Italia purtroppo, di liberalismo ce n'è ben poco. Rispetto a quello che dicono i media di regime, secondo i quali siamo pieni di liberismo o neo-liberismo, la vera cultura liberale da sempre, fa molta fatica ad affermarsi nel nostro paese. 

Anche i pochissimi intellettuali autenticamente liberali-libertari, compiono estrema fatica nell'avvicinare nuove persone a questa filosofia. Guardandomi attorno mi accorgo che tale questione riguarda soprattutto i più giovani. Tutte le volte in cui mi trovo a  presenziare ad eventi sulla libertà, come quelli della nostra associazione, mi rendo conto che la quasi totalità dei partecipanti ha un'età superiore ai 40 anni. 

Essendo io un membro della generazione z, mi risulta complicato stabilire con chiarezza, quali siano le motivazioni che rendono la cultura della libertà più popolare tra gli adulti; d'altro canto posso provare a spiegare come mai i miei coetanei se ne disinteressino completamente. 

Per prima cosa bisogna evidenziare che la cause di questo fenomeno possono essere sia esterne, che interne all'individuo. 

Tra le cause esterne, la prima in ordine cronologico è sicuramente da attribuire alle istituzioni scolastiche, dalle scuole elementari fino ad arrivare alle università; è la prima occasione in cui il bambino esce dall'ambito familiare e si approccia al mondo nella sua interezza. 

Per questo, è il momento migliore per l'istruzione pubblica di manipolarlo e portarlo dalla propria parte, facendogli credere che qualsiasi dottrina anti-stato è inaccettabile e priva di valori morali degni. Così facendo, il bambino crescerà con tale schema mentale già instillato nella sua mente, il quale man mano che cresce diventa sempre più difficile da estirpare.

Ricollegandomi a ciò è lampante la mistificazione operata da professori e docenti riguardo al liberalismo, anche se in realtà credo si tratti semplicemente di pura ignoranza; perché quando sento dire da un professore di diritto ed economia che "keynes è stato uno dei più grandi economisti liberali" onestamente faccio fatica a pensare che si tratti di sola malafede, e non di poca conoscenza dell'argomento trattato.

L'altra causa esterna è di carattere storico e riguarda la caduta del muro di Berlino. Quando è caduto il muro nel 1989 si credeva ingenuamente, che il comunismo fosse stato definitivamente sconfitto, messo spalle al muro dalle evidenze storiche.

In realtà esso si è solamente trasformato, ripresentandosi in altre forme, tra cui la principale è la cultura woke.

Essa è nata negli Stati Uniti all'inizio degli anni novanta, per poi diffondersi rapidamente in tutto il mondo.

Le sue istanze la rendono molto popolare tra le generazioni più giovani, sebbene mischia come un frullatore tematiche che non centrano nulla l'una con l'altra: si passa dall'inclusività della comunità lgbtq all'anticapitalismo militante, dal femminismo intersezionale alla difesa ideologica dell'ambiente, ovvero tutte istanze di ispirazione marxista.

In realtà, più che per le tematiche, molti ragazzi entrano a far parte della comunità woke perché hanno paura della solitudine, e di conseguenza cercano un rifugio in cui potersi sentirsi meno soli.

Conosco ragazzi che sono entrati così in quell'ambiente, e anche se inizialmente erano contrari alla visione woke del mondo, alla fine sono finiti per interiorizzarla.

L'ultima causa, quella intrinseca, è forse la più importante. Al concetto di libertà si lega indissolubilmente quello di responsabilità, dal momento che ogni individuo, prima di agire,deve essere a conoscenza che le proprie azioni portano a delle conseguenze, a volte anche indesiderate.

Purtroppo, molti giovani di oggi non sono capaci di assumersi queste responsabilità, e al primo errore o alla prima situazione che non gira nel verso giusto, chiamano subito qualcuno affinché venga loro in soccorso.

Quando si è ragazzi queste persone possono essere probabilmente i genitori, ma quando si cresce e si entra nel mondo del lavoro, quelle persone a cui affidarsi non sono più mamma e papà, bensì lo stato.

Da qui la concezione dello stato paternalista, e la mentalità dei nuovi imprenditori per cui quando qualcosa non funziona bisogna che lo stato dia una mano, anziché fare un passo indietro.

Maurizio Mombelli