Draghi: un keynesiano antiliberale

07.02.2021

Proprio perchè keynesiano e parte del mainstream lo dicono credibile

Toccare Draghi è come toccare la corrente a 1000 volt. Si rischia una scossa fortissima, ma, come sempre, il mio compito è di valutare le persone e le situazioni dal punto di vista liberale; anche se si chiamano Draghi.

La storia di Draghi inizia 30 anni fa nella politica italiana, senza infamia e se nza lode. Ma nel governo di sinistra tra il 1995-2000 è colui che incontra nel famoso panfilo la finanza che conta è dà il via alle privitazzazioni.

Per questo si fa passare per un liberale, ma se guardiamo come sono state fatte è facile dimostrare che sono state fatte da socialista keynesiano.

Ha privatizzato a prezzi discutibili, non di mercato.

Ha venduto agli amici, al gruppetto dei salotti, non al mercato.

E dato che nessuno aveva e voleva spendere l'ha fatto da esperto di finanza e con ciò che ha nel dna: a debito. Coè indebitando le aziende.

Alla fine, essendo di amici e con intrallazzi, vi è sempre stato il controllo dello stato su ciò che è stato privatizzato.

Quindi, privatizzazioni alla socialista, non certo liberali e di mercato.

Oggi, tutte le aziende privatizzate (enel eni telecom) sarebbero a grosso rischio se aumentassero i tassi e le vedremmo crollare in borsa per interessi sul debito che diventerebbero pesanti e, oltre a una certa soglia, insostenibili.

Poi sappiamo che ha conosciuto perfettamente l'establishment mondiale (banca mondiale Golman Sachs) e ancora oggi fa parte del gruppo dei 30 che si è riunito recentemente.

Ma ha fatto anche il governatore della Banca d'Italia, e in quel caso, l'uomo della provvidenza, ha coperto le banche e le gestioni nefande a danno dei risparmiatori.

Dato che mi occupo di analisi finanziarie, mi è impossibile tacere sul fatto che di Banca Marche, Banca dell'Etruria e delle banche venete chi operava nel mio campo conosceva benissimo le situazioni, ma come ebbe a dire Draghi: se le banche vanno male non lo dirò mai. E così fece, poi sappiamo tutti come è finita.

Arrivare alla BCE è un attimo.

Il QE al motto di whatever it takes è stato l'emblema del keynesismo e della cultura del debito; un debito che lui ha portato all'ennesima potenza e che da tempo è impagabile.

Questo è quanto ha fatto il grande Draghi. Oltre ad operazioni discutibile e comportamenti non sempre esemplari, ha fatto esattamente l'opposto di una politica economica e monetaria liberale. Come ci ha insegnato la Scuola Austriaca da Menger a Ludwig Von Mises il debito come fatto da Draghi, non poteva che portare ad altro debito, sempre maggiore, e così è stato. Ma prima o poi questo debito presenterà il conto e sarà molto salato.

La  sua vocazione è il debito e una delle sue prime affermazioni del mese scorso è stata: bisogna fare tutto il debito che serve senza preoccuparsi di quanto sarà;  e certamente per fare questo è molto credibile, è una cosa che ha sempre fatto. L'ha creato nelle aziende privatizzate, l'ha fatto fare alle banche e salendo di gradino l'ha fatto fare agli stati e alla BCE. La sua vita è fondata sul debito.

Quindi, da liberale non può piacermi Draghi, non posso condividere le idee e le politiche che adotta. Inoltre, le sue azioni sono rivolte al breve termine in perfetto stile keynesiano il quale diceva: nel lungo periodo saremo tutti morti.

Di certo se ha accettato l'incarico è perchè è stato mandato con un preciso scopo.

A maggio e giugno con i bilanci in perdita saranno in pochi a pagare tasse (oltre a chi non ha soldi per pagarle).

Draghi non ha mai accennato, nei mesi scorsi, a riduzioni di spesa pubblica. a Mattarella a Brescia in autunno disse che i risparmi degli italiani sarebbero stati usati per far ripartire il paese.

Quindi, mi sembra lecito pensare che non saranno rose e fiori come tanti pensano.

In perfetto stile Keynes, più debito, più tasse, tagli alle pensioni, a sussidi, riduzione o eliminazione del contante come fece in Grecia imponendo ritiri minimi con il bancomat........spero di sbagliarmi.

A pensar male si fa peccato, ma, di solito ci si indovina

Nicola Argeo Mastropietro