Capitalismo socialista e capitalismo liberale

27.12.2020

La differenza di cui non si deve parlare

Il capitalismo è perennemente sotto accusa. Niente di strano, siamo in un mondo dominato dal pensiero social-comunista, ma almeno qualche distinguo andrebbe precisato. In effetti è sotto accusa perchè non c'è e chi tira le fila ha paura che appaia nelle sue vesti originarie.

Le due filosofie che sono rappresentate dalla cultura socialista e dalla cultura liberale presuppongono due tipi di società ben differenti, sia nei valori che nella loro applicazione alla realtà operativa con la quale dobbiamo convivere quotidianamente.

Partendo da questo presupposto fondamentale, è conseguenza logica che, anche se il capitalismo originario ha un solo significato, la mistificazione del concetto che si è fatta strada grazie alla forza culturale socialista, ha fatto sì che, alla fine, si debba trattare di due differenti modi di intendere il capitalismo; quello originario e quello mistificato dal socialismo.

Tendenzialmente, in una società di stampo socialista, si vorrebbe far apparire il capitalismo come male della società collegato al male del liberalismo. Questa è la tipica comunicazione melliflua di chi vuole ridurre ancor di più le libertà che appartengono ad ognuno di noi e imporre sempre più stato: in una parola sui vuole sempre più socialismo e sempre più una prevalenza dello stato sull'individuo..

É vero che il capitalismo dovrebbe far rima con libera economia di mercato, ma ciò a cui stiamo assistendo oggi è ben diverso: il capitalismo odierno è pregno di statlismo, di interventismo politico, di limiti, di divieti, di ricatti e di modalità operative imposte che ben poco hanno a che fare con un'economia di libero mercato.

É incredibile come gli stati e la politica facciano finta di contestare il potere delle più grandi aziende al mondo (circa 2.000) e poi, gli stessi, stati controllino il 20% di questi stessi asset imponendo il loro volere. In realtà, gli stati, quindi i singoli individui detentori del potere, vogliono solo essere sempre più "soci" di queste stesse aziende; con voce in capitolo.

Nel 2008, gli stati, possedevano solo il 5% di tali asset e nel 2018 si è arrivati al 20%; con lo zampino del covid-19 e considerando gli interventi effttuati dagli stati e dalle banche centrali finalizzati all'acquisto di azioni, è chiaro che la percentuale di possesso è lievitata a dismusura e quel 20% sarà diventato più vicino al 30%.

E cosa dire di una spesa pubblica che nella maggior parte dei paesi sviluppati rappresenta anche oltre il 50% del PIL; e oggi ancor di più. Come è possibile affermare di trovarsi in un capitalismo che fallisce per colpa dl liberismo quando ci troviamo nel peggior capitalismo socialista, fatto da socialisti, gestito da socialisti e con le modalità socialiste: nulla di liberale esiste.

Possiamo continuare con tassazioni elevate su aziende e persone che molti stati adottano, per non dire di tutte le tasse indirette di cui le persone non si rendono conto, ma che contribuiscono a distogliere risorse dal libero mercato e dalla libera circolazione del capitale.

Oppure, ancora, l'infinita stampa di moneta keynesiana che altera totalmente il mercato manipolandolo e incidendo su ogni settore distruggendo alla base qualsiasi forma di liberalismo e di economia libera.

Ma gli stati distruggono il mercato libero e il capitalismo originari attraverso leggi liberticida che impongono limiti invasivi alle persone e alle aziende e al loro libero operare, alla libera iniziativa (in Italia la libertà economica è al71°° posto).

A fronte di tutto ciò è evidente che sia un'eresia parlare del capitalismo come inteso nel significato originario: economia di mercato libero. Ed è ancor più in malafede parlare di colpe del liberismo per un capitalismo che sì ha fallito, ma perchè stravolto nelle sue fondamenta da un socialismo imperante e, ahimè, oramai, mondiale che utilizza il libero mercato come scusa per occupare sempre più spazio nella società e nell'economia.

É di poche settimane or sono l'intervento dello stato francese volto ad impedire l'acquisto di carrefour (società privata) da parte di una società straniera. La stessa cosa, lo stato francese, lo fece con Danone.

I francesi sono coloro che si vantano del famoso motto Libertè Fraternitè Egalitè. 

Questo è capitalismo socialista. Non vi piace il nome ? Chiamatelo come volete, ma certamente, nulla a che fare con un capitalismo libero, che sgorghi  dalla libertà e che non venga manipolato dallo stato, dalle sue invadenti e limitanti leggi e dall'estorsione che queste entità continuano a perpretare nei confronti delle imprese applicando tasse elevate, spesso proibitive.

In Italia, stessa cosa. Lo stato ha acquisito Alitalia, Ilva, Autostrade, Mps.....aziende che in qualsiasi libero mercato sarebbero fallite consentendo, nella naturale selezione, di privilegiare imigliori, i più bravi.

Anche la Germania non è immune da interventi e partecipazioni nelle maggiori aziende tedesche, vedi Volkswagen o il no della Merkel a Marchionne per l'acquisto di Opel, o anni addietro di Pirelli e Continental. Ma di cosa stuiamo parlando ?

Questo è un capitalismo che si avvicina sempre più ad uno stato sovietico con l'evoluzione che gli ha saputo dare la Cina, ma sempre di comunismo si tratta.

In un capitalismo veramente liberale nessuno potrebbe intervenire, tanto meno lo stato. Nessuno potrebbe impedire acquisti e vendite di aziende, così come lo stato non dovrebbe possedere nessuna azienda, la libertà operativa sarebbe totale e potrebbe essere limitata solo in caso di comportamenti coercitivi o che rechino danno comprovati ad altri.

Ma tutto questo è una chimera ben lontana dal verificarsi e i mali di questo capitalismo sono dovuti al, contrario della narrativa mainstream, proprio al socialismo imperante, corrotto e manipolativo che altera a favori di pochi amici le condizioni di mercato.

Da sempre è stata la libertà a consentire di accrescere il benessere e di offrire possibilità a chiunque lo volesse di migliorare il suo tenore di vita. Il declino è iniziato nel momento in cui la ricchezza creata dal capitalismo è stata oggetto di attenzione da parte di poteri e lobby che attraverso l'interventismo statale hanno occupato spazi che non dovrebbero competere alla politica, con il preciso scopo di impossessarsi di tale ricchezza. É così è stato e continua ad essere. Come ha insegnato lo stato sovietico il socialismo è una società per pochi a scapito dei molti che restano nel limbo con nessuna possibilità di emergere. Questo non è capitalismo, ma viene venduto come tale per abbatere qualsiasi resistenza all'invasione degli stati.

Nicola Argeo Mastropietro